Data pubblicazione 24 Maggio 2021

L’esonero contributivo che non c’è

EDITORIALE DEL PRESIDENTE

Mentre si attende la pubblicazione del Decreto Interministeriale (DI) che regolerà la concessione dell’esonero contributivo per i professionisti, crescono le inquietudini dei professionisti, sostenute dall’impermeabilità dei Ministeri e dai grossolani criteri di esclusione contenuti dalle bozze fatte circolare finora e non smentiti. 

Crescono i dubbi su chi, davvero potrà accedere agli esoneri contributivi previsti dalla Legge di bilancio n.  178/2020 per autonomi e liberi professionisti. Le bozze del DI, non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, inquietano non poco, soprattutto i liberi professionisti, soprattutto in assenza di prese di posizione da parte dei due Dicasteri interessati, quello del Lavoro e quello dell’Economia. 

Il Decreto appare in certi passaggi impreciso, ad esempio nella definizione dell’oggetto dell’esonero che, stando al testo diffuso, dovrebbe riguardare “i contributi previdenziali complessivi di competenza dell’anno 2021 e in scadenza entro il 31 dicembre 2021” laddove, per diverse Casse di liberi professionisti tra cui la nostra, i contributi sui redditi conseguiti in un anno si pagano interamente in quello successivo. In questo caso un riferimento letterale al testo porterebbe all’impossibilità di accedere al contributo per tutti i professionisti afferenti a quegli Enti di previdenza, creando l’intollerabile limitazione di un diritto stabilito per legge e dando adito, di certo, ad innumerevoli contenziosi. 

Inoltre, il testo diffuso appare decisamente più restrittivo della norma approvata dal Parlamento, visto che, nello stesso articolo 3 del DI, si esclude dal beneficio chi è titolare di un contratto di lavoro subordinato, tagliando fuori proprio quella generazione di giovani professionisti ancora precari – costretti ad accettare anche lavori subordinati, semmai per poche ore, per integrare le insufficienti entrate professionali – spesso letteralmente falcidiati dalla crisi perché finiti in cassa integrazione per l’attività da lavoratore dipendente ed esclusi anche da tutte le protezioni per il lavoro da professionisti. 

E ancora, sempre all’articolo 3, si escludono pure i titolari di pensione diretta, senza tenere conto che, nel caso dei pensionanti delle Casse di nuova generazione come la nostra, con pochi anni di accumulo e una pensione solo contributiva, si tratta spessissimo di pochissime decine di euro al mese: troppo poco per smettere di contare sul lavoro libero professionale, per sopravvivere. 

Confidavamo che queste sperequazioni, già ampiamente (seppur inutilmente) contestate in occasione dei bonus del Reddito di Ultima Istanza dello scorso anno, fossero state comprese dal Governo e che le si volesse superare.  

Speriamo di non doverci ricredere leggendo, nei prossimi giorni, il Decreto Interministeriale in Gazzetta Ufficiale. 

COMUNICATO DI STAMPA DI ENPAP

L’Ente ha espresso il suo dissenso ai criteri di esclusione contenuti nella bozza di Decreto attraverso un comunicato stampa inviato lo scorso 17 maggio agli organi di informazione. 

Comunicato ENPAP